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2023-09-19 13:24:57
Martedì 14:10:40
Settembre 19 2023

Le origini delle buone maniere a tavola: Alberto Maggini espone a Casa Vuota

Un Banchetto Cannibale tra Queer, Natura e Cultura a Casa Vuota

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Il 21 settembre 2023 segna l'inaugurazione della straordinaria mostra di Alberto Maggini, intitolata "Le origini delle buone maniere a tavola". L'artista ci invita a un banchetto cannibale, un'esperienza che mette in discussione le barriere tra natura e cultura, in uno scenario inconsueto: un appartamento borghese trasformato in un ambiente d'arte presso Casa Vuota, situato in via Maia 12 a Roma. L'apertura ufficiale avrà luogo dalle 18:30 alle 21 il 21 settembre, ma la mostra sarà accessibile successivamente su appuntamento, prenotando al 3928918793 o al 3284615638, o via email all'indirizzo vuotacasa@gmail.com.

Temi trattati:

Alberto Maggini, con la sua formazione in biologia e botanica, e il suo interesse per le ecologie queer e la mitologia, esplora la relazione tra l'essere umano e la natura. In particolare, si concentra sulla classificazione biologica e la separazione tra natura e cultura, riflettendo sul modo in cui l'uomo esercita il suo dominio sulle altre forme di vita.

L'artista mette in discussione l'idea di natura e la sua influenza sulla cultura occidentale, che distingue tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale, selvaggio e civilizzato. Questo concetto ha un forte impatto sulla morale e l'etica, influenzando la percezione delle aberrazioni di natura e la loro rappresentazione nei bestiari medievali.

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Roma, via Maia 12, int. 4A - 21 settembre – 5 novembre 2023

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Il corpo dell’artista si smembra e si fa cibo, fra seduzione e cosmesi, per apparecchiare un ironico banchetto capace di scardinare la separazione tra natura e cultura, ambientando le trasgressioni rispetto alle regole imposte nel luogo in cui esse sono codificate e tramandate: un appartamento borghese. L’appartamento è Casa Vuota, lo spazio espositivo indipendente in via Maia 12 a Roma, che allestisce dal 21 settembre al 5 novembre 2023 Le origini delle buone maniere a tavola, una personale di Alberto Maggini. La mostra si inaugura giovedì 21 settembre dalle ore 18:30 alle 21 e, dopo l’inaugurazione, è fruibile dai visitatori su appuntamento, prenotando ai numeri 3928918793 o 3284615638 oppure all’email vuotacasa@gmail.com .

Spiegano Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, ideatori del progetto curatoriale di Casa Vuota: “Costruita su misura con un approccio versatile e multilinguistico, utilizzando la struttura dell’ambiente domestico come traccia per ordinare uno spazio che rievoca i modi propri dell’abitare e le abitudini che si hanno al suo interno, Le origini delle buone maniere a tavola si presenta come una grande installazione che si disloca nei vari ambienti espositivi dell’appartamento e si compone di elementi scultorei in ceramica, di dipinti, di ricami e di un video che documenta una performance. Questi artifici concorrono, tutti insieme, a portare gli spettatori al centro di un sontuoso banchetto cannibale, vegliato da due nasute allegorie arcimboldiane dell’Abbondanza e della Vanità. Alla pienezza della stanza conviviale, si contrappone uno spazio più vuoto e intimo. Qui si viene invitati a spiare nella penombra di una camera da letto, abitata da due enigmatiche figure dotate di elmi e pantofole, intente a loro volta a guardare uno spot pubblicitario sulla cura del corpo, che rende esplicito il discorso su consumismo, capitalismo e merce”.

La ricerca artistica di Alberto Maggini riflette la sua formazione in biologia e botanica e il suo interesse per le ecologie queer, per la mitologia e più in generale per la reinterpretazione degli archetipi visivi che definiscono le culture dominanti ed egemoniche del nostro tempo. In questa mostra, nello specifico, l’artista si sofferma sul continuo gioco di rispecchiamento dell’uomo nella natura, sulla sua passione per la classificazione biologica che attribuisce “nomi e cognomi” a piante e animali e sulla separazione tra natura e cultura che giustifica il dominio esercitato dall’uomo sulle altre forme di vita.

L’artista parte da una riflessione sull’idea di natura e sui suoi significati culturali. Il principio ordinatore che da essa si fa discendere viene usato, nel mondo occidentale, per separare e distinguere ciò che è considerato innato, selvaggio, spontaneo da quanto è coltivato, civilizzato, artificiale, il crudo dal cotto. Ciò che non è naturale è perciò innaturale, secondo un senso morale che vede l’ordine minato dalla presenza dell’errore, del mostro che trasgredisce i confini delle specie. “Tali aberrazioni di natura – annota Alberto Maggini – sono state meravigliosamente rappresentate nei bestiari medievali, in cui a ogni bestialità veniva associato un traviamento della norma”. Vizi e virtù si ritrovano dunque rispecchiati nelle forme della natura, che diventa una gigantesca camera di risonanza per gli ordini morali che l’uomo crea.

L’esaltazione dell’errore, in chiave queer, ispira nella pratica artistica di Alberto Maggini l’utilizzo del corpo umano come strumento per ridurre la frattura tra natura e cultura: se da una parte infatti, in quanto elemento biologico, esprime la sua naturalezza, dall’altra è un mezzo di espressione della cultura di una società. Rievocando in maniera archetipica fertilità e resurrezione, l’artista prende in prestito i miti sullo smembramento disseminati tra le culture di popoli molto distanti fra loro e smembra il suo stesso corpo per offrirlo allo sguardo di un pubblico antropofago.

“Il corpo dell’artista – argomenta – si smembra diventando cibo. Si fa bello per sedurci, come alimento afrodisiaco, ci confonde tra le sue decorazioni e guarnizioni, mascheramenti e trattamenti di bellezza. Attraverso il suo smembramento indago la transitorietà, il cambiamento, la mutevolezza della vita sociale, delle regole che reggono i comportamenti individuali e collettivi, sfidando l’ideologia capitalista patriarcale. Lo smembramento seduttivo che metto in scena asseconda con ironia le regole del capitale, secondo le quali soltanto decorazioni e accessori sono oggetto di una perpetua e superficiale trasformazione”.

Scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo: “Con il suo progetto installativo ipercolorato e saturo di elementi formali, culturali e simbolici, metabolizzati dal ventre-casa nell’itinerario di una fantasmagoria abitabile, Alberto Maggini ci conduce direttamente al cuore delle metamorfosi, dove il già scritto si svela nella possibilità di un errore vivificante, in un cortocircuito tra mito e cibo che fonda il nostro essere mutanti. Per il suo ritorno a Roma dopo una lunga stagione di studio e di ricerca a Londra, Alberto Maggini si confronta con le memorie di una romanità monumentale fatta di marmi, mascheroni e sculture che, incontrandosi con paillettes, resine, acquerelli, ricami e con gli smalti della ceramica lavorata con una minuziosa preziosità, vengono ripensati come cifre di un linguaggio queer, donando leggerezza a quello che sembra inamovibile e immutabile. Il volto dell’artista, le sue dita, il naso, la bocca e persino i glutei vengono riprodotti e, graziosamente, imbanditi come se fossero insalata russa o tacchino, in un’ipotesi di commestibilità non commestibile che, nel titolo della mostra, cita esplicitamente gli studi dell’antropologo Claude Lévi-Strauss. Il corpo è misura dell’esperienza, il cibo è veicolo della trasformazione e la tavola, con il suo affastellarsi di miti, credenze, comportamenti, è il teatro per inscenare le strutture sociali più profonde, gli stereotipi, la nevrosi umana del classificare ed etichettare che si fa pregiudizio, mettendone a nudo l’innaturalezza naturalizzata e la smania cannibale mai si sazia”.

“Nel ricreare l’interno di un appartamento borghese – conclude Alberto Maggini – genero un linguaggio fatto di miti, modi di stare a tavola e ricette per cuocere i cibi. Tali usanze infatti dicono in realtà molto di più: per quanto appaiano casuali, sono il mezzo attraverso cui una società traduce inconsciamente la propria struttura mentale o addirittura rivela, sempre senza saperlo, le proprie contraddizioni”.

INFORMAZIONI TECNICHE:

  • TITOLO DELLA MOSTRA: Le origini delle buone maniere a tavola
  • ARTISTA: Alberto Maggini
  • LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
  • QUANDO: dal 21 settembre al 5 novembre 2023
  • ORARI: visitabile su appuntamento
  • VERNISSAGE: 21 settembre 2023 (orari: 18:30-21)
  • INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO

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Terminologia Tecnica

  • Ecologie Queer: Un campo di studio che esplora le relazioni tra sessualità, identità di genere, ecologia e natura.
  • Classificazione Biologica: Il processo di categorizzazione degli organismi viventi in gruppi basati sulle loro caratteristiche condivise.
  • Bestiario Medievale: Un manuale o un testo illustrato che rappresenta creature mitologiche, fantastiche o reali.
  • Mito: Una narrazione tradizionale che racconta eventi storici o fenomeni naturali attraverso simboli e allegorie.
  • Consumismo: Una cultura basata sull'acquisto e sul possesso di beni materiali.
  • Capitalismo Patriarcale: Una forma di sistema economico e sociale dominato dagli uomini e basato sulla proprietà privata e la gerarchia di genere.
  • Transitorietà: La natura temporanea e mutevole della vita e delle esperienze umane.
  • Superficiale Trasformazione: Cambiamenti estetici o superficiali senza un impatto reale o profondo.

Source by Redazione

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